Pixar SparkShorts: Float

(Cliccate qui per un approfondimento sulla serie degli SparkShorts)

INTRODUZIONE
Torniamo sulla serie di corti di casa Pixar.
Questa volta il Cortometraggio che andremo a vedere si chiama Float, uscito nel Novembre del 2019 e diretto da Bobby Rubio.
Una metafora sulla diversità, di come sia difficile gestirla sia dal lato genitore che dal lato figlio e di come esse viene vista dalla società che ci circonda.
COMINCIAMO
La storia inizia nel cortile di una famiglia come tante, possiamo subito vedere quelli che saranno i nostri protagonisti, un neo papà e il suo piccolo.
Dal nulla, durante una passeggiatina, il piccolo ancora infante, inizia a fluttuare nell’aria.
Inizialmente lo stupore e l’entusiasmo la fanno da padrone.
Lo stesso genitore è entusiasta ed emozionato da quello strano fenomeno.
Poi arriva la merda.

(Alla fine trovate il link agli altri corti della serie)

Cosa può esserci di male in un bambino capace di volare?
Praticamente tutto.
L’istinto di un genitore è quello di proteggere la prole da ogni sorta di pericolo, quindi voi che avreste fatto?
L’uomo del nostro corto sceglie la strada della paura, vedendo come la gente del quartiere inizi a fare domande in giro, l’uomo prende il piccolo e si barrica in casa.

Il tempo passa e a quanto pare i due vivono per diverso tempo nel più totale isolamento.
Cosa avrebbe dovuto fare un semplice uomo da solo?
Limitare i poteri del figlio e costringerlo a rinunciare ad un dono così immenso non è certo una cosa bella ma come si poteva chiedere al padre di non preoccuparsi?
Visto il mondo in cui viviamo, il piccolo sarebbe finito in chissà quale laboratorio o sperimentazione.

Un giorno accade il disastro, durante una passeggiata il piccolo parte e si libera del controllo del padre per iniziare a svolazzare liberamente davanti a tutti.
La cosa degenera a l’uomo è costretto ad afferrare il figlio in piena crisi isterica e trascinarlo via a forza dal campo giochi.
A metà del tragitto la pazienza finisce e il padre finisce per urlare al piccolo facendolo piangere.
Vedendo il piccolo in quello stato il genitore realizza una cosa, è normale avere paura ed essere preoccupati ma questo non deve fermarci.
Così, sotto gli sguardi di tutti i due si mettono a giocare sull’altalena e saltare in giro.
Questa volta però, senza paure.

CONSIDERAZIONI
A livello tecnico la Pixar è sempre mostruosa, anni luce avanti ad ogni altra cosa.
La storia è in realtà una sorta di biografia della vita di Bobby Rubio, il regista è infatti sia doppiatore che ispirazione per il personaggio del “padre”.
Ovviamente nella vita reale, suo figlio non è capace di volare ma è affetto da autismo.
Con questo breve lavoro di animazione, si volevano mostrare tutti i problemi e le ansie di chi si trova in una situazione del genere.
Di solito capita che genitori e figli pensino sempre che l’altro è nel torto senza considerare che siamo tutti umani e possiamo sbagliare avere paure, ansie, problemi e periodi di depressione, l’importante è non lamentarsi e dare sempre per scontato che siano solo gli altri a sbagliare.

Per essere una buona famiglia bisogna che ognuno si sforzi di lavorare su se stesso e comprendere gli altri.
Cosa ancora più importante, non si è mai da soli, se Rubio ha avuto la forza di raccontare la sua storia ognuno di noi può farcela.

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Grazie per la lettura

(non so scrivere, faccio un sacco di errori e
non pubblico nessuna recensione, commento roba e basta)

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